

Come riconoscere le fake news sul cambiamento climatico?
Perché circolano così tante notizie false?
La disinformazione climatica non nasce in modo spontaneo. In molti casi è il risultato di campagne ben orchestrate, spesso finanziate da settori industriali che hanno interesse a ritardare le politiche di decarbonizzazione. Negli anni, queste narrazioni sono penetrate nel dibattito pubblico e nei social media, contribuendo a generare confusione e sfiducia.
In altri casi, la disinformazione nasce da bias cognitivi e resistenze individuali: ammettere l’esistenza e la gravità del cambiamento climatico significa anche accettare la necessità di modificare comportamenti personali e collettivi. Non tutti sono pronti a farlo.
Le 4 principali strategie della disinformazione climatica
Gran parte della disinformazione si può ricondurre a quattro categorie principali. Riconoscerle aiuta a decodificare messaggi fuorvianti anche quando si presentano in forme nuove.
1. Negazione del fenomeno
Si mette in dubbio l’esistenza stessa del cambiamento climatico, spesso facendo riferimento a condizioni meteorologiche isolate, come ad un’ondata di freddo, per negare l’evidenza di un riscaldamento globale di lungo periodo.
È una falsa conclusione poiché confonde il meteo locale con il clima globale, che si misura su scale spaziali e temporali molto più ampie.
2. Negazione dell’origine antropica
Questa strategia ammette che il clima stia cambiando, ma ne attribuisce le cause esclusivamente a fattori naturali come ad esempio le eruzione vulcaniche. È vero che il clima ha sempre subito variazioni, ma l’attuale riscaldamento è troppo rapido e troppo coerente con l’aumento delle emissioni di gas serra per essere spiegato da cause naturali. Le evidenze scientifiche attribuiscono all’attività umana – in particolare all’uso di combustibili fossili – la responsabilità principale.
3. Negazione del consenso scientifico
Qui si fa credere che gli scienziati non siano d’accordo tra loro sull’argomento. In realtà, esiste un ampio consenso all’interno della comunità scientifica: oltre il 97% degli studi sul clima concorda sul fatto che il riscaldamento globale è reale ed è causato dalle attività umane. Negare questo consenso mina la fiducia nella scienza e contribuisce all’inazione.
4. Minimizzazione del problema
In questo caso si tende a ridurre la portata e la gravità degli impatti, ad esempio affermando che l’aumento medio delle temperature sarà marginale o che potrà avere effetti positivi. Questa narrazione ignora il fatto che anche variazioni apparentemente piccole nella temperatura media globale possono destabilizzare ecosistemi, aumentare la frequenza di eventi estremi e compromettere la sicurezza alimentare e idrica di milioni di persone.
Come riconoscere una fake news sul clima?
Alcuni criteri utili:
– Controllare le fonti: articoli senza referenze scientifiche o basati su opinioni personali non verificate vanno presi con cautela.
– Verificare la preparazione di chi parla: non tutte le opinioni che sentiamo arrivano da persone qualificate sull’argomento.
– Riconoscere i falsi dilemmi: la scienza non si basa su opinioni contrapposte ma su dati verificabili.
– Domandarsi: chi ci guadagna? Alcune tesi sono sostenute da gruppi con interessi economici diretti.
Come riconoscere le fake news sul cambiamento climatico?
Le fake news sul clima non sono solo errate ma rallentano le risposte alla crisi climatica, influenzano l’opinione pubblica e condizionano le scelte politiche.
Sapere come riconoscerle è il primo passo per difendere la conoscenza scientifica e promuovere decisioni basate su evidenze.
Guarda il video completo “Come riconoscere le fake news sul cambiamento climatico?” per approfondire come riconoscere i principali meccanismi della disinformazione climatica.
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