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Green Hopes Gaza: storie di speranza dalla Striscia di Gaza

Un po’ di tempo fa abbiamo scritto di “Green Hopes Gaza”, un progetto dell’associazione ACS che ha come obiettivo la trasformazione di una ex-discarica a cielo aperto in un centro multifunzionale in cui la comunità locale, costretta a vivere all’interno della Striscia di Gaza, può ritrovare nuovi spazi di aggregazione ed espressione anche in comunione con la natura e con gli alberi che sono fonte di vita, simbolo di rinascita e protezione. Siamo in contatto costante con con i responsabili del progetto perché la situazione della Striscia di Gaza, come potete immaginare, si è aggravata anche a causa del covid; abbiamo chiesto a chi abita nella zona della ex-discarica di rispondere ad alcune brevi domande e raccontarci la storia di come la sua vita è cambiata grazie al progetto “Green Hopes Gaza” di ACS.

Mohammed, 23 anni di Al Nada

 

Come definiresti la tua vita nella Striscia di Gaza?
La vita a Gaza non è facile.

Quali difficoltà riscontri nella tua vita quotidiana?
Abbiamo molte difficoltà, incluso l’embargo imposto sulla Striscia e la diffusione del Coronavirus. La Striscia è chiusa: è duro arrivare a trent’anni e non avere la possibilità di sposarsi e di fare famiglia perché non ho alcuna fonte di reddito.

Come ha cambiato la tua vitali covid?

E’ stato colpito duramente il nostro lavoro, la nostra vita sociale azzerata; non c’è più socialità tra le persone, abbiamo poco tempo a causa del coprifuoco, io lavoro alla giornata ma da quando è cominciata la crisi del Coronavirus non ho più lavorato e non so come sostenere la mia famiglia

Quali sono le tue speranze per il futuro?

In futuro, spero che la vita migliori e che l’assedio termini. Spero di trovare un vero lavoro che mi permetta di mantenere la mia famiglia.

Cos’è per te il progetto Green Hopes Gaza? Ha cambiato qualcosa nella tua vita?

Il nostro quartiere è isolato rispetto agli altri e non aveva nessuno spazio di aggregazione per la popolazione. Il progetto Green Hopes Gaza ha portato felicità nei cuori di molti abitanti di quest’area: ora abbiamo uno spazio aperto, un terreno sportivo, uno spazio per passare il tempo libero e spero che ci saranno anche altri servizi per i nostri bambini perché siamo in un’area di confine densamente abitata.

Vuoi dire qualcosa alle persone che leggeranno la tua intervista in Italia?

Ringraziamo gli italiani e li invitiamo a fare altri progetti, a Gaza la vita è difficile e questi progetti sono molto utili per noi.

Yasser, 47 anni di El Izba

 

Come definiresti la tua vita nella Striscia di Gaza?

Vita dura, non c’è lavoro, ci svegliamo ogni mattina nella stessa situazione che abbiamo lasciato la sera prima.

Quali difficoltà riscontri nella tua vita quotidiana?

Il problema maggiore è che la mia casa è stata completamente distrutta (ndr: nell’attacco israeliano dell’estate 2014) e ho già passato cinque inverni in baracca, un’ora fa i miei figli urlavano e ho scoperto che un serpente era entrato nella baracca; il problema principale è questo, la casa è stata distrutta nel 2014 e da allora vivo in una baracca di lamiera e ancora non so quando inizierà la ricostruzione della mia casa (ndr: il Governo Italiano sta ricostruendo le case del quartiere, a molte famiglie sono già stati assegnati nuovi appartamenti, ma non tutto il lavoro è terminato)

Come ha cambiato la tua vita il covid?

Il virus ha avuto effetti direttamente sulla mia vita: sono un cardiopatico e ho subito molti interventi, ho paura e cerco di evitare la gente per sopravvivere a questa crisi.

Quali sono le tue speranze per il futuro?

Spero che la vita migliori non per me, ma per i miei figli. Ho 3 figli a casa e non ho un futuro, e loro non hanno una casa dove vivere decentemente e non posso farli studiare per la situazione economica. Spero che avranno un futuro migliore. Spero di poter permettere a mia figlia di continuare gli studi: ha fatto la maturità l’anno scorso ma non ho i soldi per mandarla all’università.

Cos’è per te il progetto Green Hopes Gaza? Ha cambiato qualcosa nella tua vita?

Rispetto questo progetto perché tutto il quartiere ha bisogno di questo progetto e spero che sia completato. È l’unico spazio di aggregazione aperto per gli abitanti, qui non abbiamo servizi comunali come un parco, aree sportive o spazi per bambini.

Vuoi dire qualcosa alle persone che leggeranno la tua intervista in Italia?

Ringraziamo gli italiani: abbiamo una relazione stretta da molti anni con loro, li ringraziamo perché ci sostengono sempre.

Ziad, 46 anni di El Izba

 

Come definiresti la tua vita nella Striscia di Gaza?

La routine ci uccide, non c’è mai nulla di nuovo, speriamo che la situazione migliori.

Quali difficoltà riscontri nella tua vita quotidiana?

Molte difficoltà, molte cose che vorrei fare, per esempio far studiare i miei figli, vivere in un bel posto. Il posto dove vivo manca di molte cose necessarie a vivere (ndr: si tratta in effetti di un quartiere dormitorio, isolato dal resto della città)

Come ha cambiato la tua vita il covid?

Ha cambiato la vita di tutti, ha messo distanza tra di noi. La gente non si incontra più, perfino i saluti per strada sono diventati più brevi, e i negozi sono chiusi la maggior parte del tempo, a volte abbiamo problemi a procurarci le cose che ci servono. Anche la chiusura delle scuole ha avuto molte ripercussioni sulla nostra vita.

Quali sono le tue speranze per il futuro?

Spero che la situazione migliorerà e che tutti collaboreranno per superare la crisi.

Cos’è per te il progetto Green Hopes Gaza? Ha cambiato qualcosa nella tua vita?

È un progetto che ha portato benefici a tutti e speriamo che continui e sia completato presto così la popolazione potrà beneficiarne ancora di più: avremo i servizi che ci mancavano, avremo uno spazio sicuro per i nostri bambini. Tutti sono contenti di questo progetto.

Vuoi dire qualcosa alle persone che leggeranno la tua intervista in Italia?

Ringraziamo molto il popolo italiano e speriamo che continuino a sostenerci, perché questo si riflette nelle nostre vite, abbiamo bisogno di questo sostegno.

Faten, 40 anni di Al Awda

 

Come definiresti la tua vita nella Striscia di Gaza?

La nostra vita è difficile, non abbiamo una vita normale e viviamo giorno per giorno. Anche la nostra situazione finanziaria è difficile, questo vale per tutti gli abitanti di questo quartiere.

Quali difficoltà riscontri nella tua vita quotidiana?

Di fondo, il problema di tutti qui è la povertà: in questo quartiere abitano persone povere che lavorano alla giornata per avere di che mangiare.

Come ha cambiato la tua vita il covid?

La crisi del Coronavirus ha peggiorato la nostra vita, ha ridotto la nostra possibilità di comunicazione tra di noi. Non possiamo più lavorare fuori di casa, siamo chiusi a casa a fare nulla. (ndr: il quartiere del GHG fa parte della zona più colpita di Gaza, dove è in corso un lockdown pressoché totale da oltre 2 mesi)

Quali sono le tue speranze per il futuro?

Spero che avremo una vita piena di amore e che la situazione migliorerà, finanziariamente e socialmente.

Cos’è per te il progetto Green Hopes Gaza? Ha cambiato qualcosa nella tua vita?

Questo progetto è di grande beneficio ai residenti di questo quartiere, uno spazio sicuro per i bambini dove giocare invece che stare in strada; inoltre, io ho partecipato alle sessioni di formazione che sono state fatte qui.

Vuoi dire qualcosa alle persone che leggeranno la tua intervista in Italia?

Ringrazio l’Italia e spero che continueranno a supportarci.

Maha, 23 anni di Al Nada

 

Come definiresti la tua vita nella Striscia di Gaza?

La nostra vita è sempre uguale, è difficile, rimaniamo a casa, non usciamo mai. Mi alzo ogni giorno per aiutare mio marito che va al lavoro, mi prendo cura dei figli e e della casa, sono una casalinga, non studio e non lavoro, passo la maggior parte della mia vita a casa mia.

Quali difficoltà riscontri nella tua vita quotidiana?

La povertà e i tanti rumori che ci sono nel condominio dovuti alla densità di abitanti: abitiamo l’uno sull’altro qui, non è una bella vita.

Come ha cambiato la tua vita il covid?

Facciamo attenzione per noi stessi e per le persone deboli, abbiamo meno contatti con gli altri, mi sento isolata. Mio marito lavora alla giornata, e questo si riflette sulla nostra situazione finanziaria.

Quali sono le tue speranze per il futuro?

Spero che i miei figli avranno una vita migliore e possano terminare gli studi.

Cos’è per te il progetto Green Hopes Gaza? Ha cambiato qualcosa nella tua vita?

Il progetto ha prodotto benefici per tutti gli abitanti di quest’area, ha migliorato la vita del nostro quartiere e speriamo che il progetto continui. Abbiamo un bello spazio, i giovani hanno un terreno per giocare a calcio, i nostri figli hanno uno spazio sicuro per giocare, invece della strada, con i pericoli creati dalle auto. Spero che sia presto finito per portarci i miei figli a giocare. Abbiamo bisogno di uno spazio verde aperto in questo quartiere.

Vuoi dire qualcosa alle persone che leggeranno la tua intervista in Italia?

Ringraziamo l’Italia per questo progetto e speriamo che continui a supportarci, questo quartiere ne ha davvero bisogno.

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